Comunali
L'astensionismo al primo posto a Firenze
+5,1% sulle precedenti amministrative, +11,9% sulle politiche 2013. Premiato l'impegno della Squadra di propaganda dell'astensionismo marxista-leninista

Redazione di Firenze
Bella l'affermazione dell'astensionismo alle amministrative di maggio nella città del giglio. Un astensionismo sempre più qualificato dall'aumento della scelta di disertare le urne fatta dal 33,7% degli elettori, a dimostrazione che è una scelta ragionata e consapevole.
Il primo posto per il "partito" astensionista, con più 5,1% sulle comunali del 2009 e più 6% sugli elettori rispetto alle politiche 2013 nel feudo renziano, è un bel risultato che premia l'impegno della Squadra di propaganda dell'astensionismo marxista-leninista, il cui sforzo per raggiungere il maggior numero di elettori è stato fortemente penalizzato dall'impossibilità di affiggere i manifesti astensionisti, sia sui tabelloni che nelle affissioni ordinarie.
La scelta astensionista conferma che larga parte della popolazione fiorentina giudica negativamente l'esperienza dei 5 anni di governo del Berlusconi democristiano Matteo Renzi in Palazzo Vecchio e i suoi precedenti 4 anni come presidente della provincia. Elettori che non sono caduti nelle trappole delle numerose liste che potevano attirare la protesta antirenziana: a sinistra il raggruppamento intorno a Tommaso Grassi, che aveva il sostegno di SEL, Rifondazione e l'area vicina a Ornella De Zordo si ferma al 4,1% degli elettori mentre solo SEL alle politiche del 2013 aveva il 4,7%; ai minimi storici il PCL con lo 0,2%. Il movimento di Grillo si ferma al 6,1% dell'elettorato.
Un tentativo di intercettare gli elettori dell'area PD non renziani lo hanno fatto le liste a sostegno di Cristina Scaletti, l'ex assessore regionale licenziata a febbraio scorso dal governatore Rossi per fare posto in giunta ai renziani Stefania Saccardi ed Emmanuele Bobbio, liste che hanno complessivamente raccolto il 2,6% degli elettori.
Il sodale successore di Renzi, il neopodestà Dario Nardella, ha raccolto 111.049 voti totali, 10.000 in più di quelli raccolti da Renzi al ballottaggio del 2009, giacché ha drenato i voti dell'IDV e di Scelta civica di Monti, di parte del PDL e del M5S. Entrambi questi partiti hanno subìto una sonora batosta.
Il M5S ha perso metà degli elettori che aveva nel 2013, in parte a favore dell'astensionismo e in parte a favore del PD.
Tanti ex elettori del PDL che alle politiche del 2013 aveva l'11,2% non hanno votato Forza Italia, ferma al 6,2%; elettori che in parte sono confluiti a sostegno di Nardella e in parte hanno scelto l'astensione.
Nuovo centro destra e UDC raccolgono solo l'1,4% a conferma del fatto che il polo di attrazione per quello che era il loro elettorato tradizionalmente conservatore e cattolico è ora il PD di Renzi e Nardella.
Al palo le liste di destra che avevano candidato sindaco il caporione fascista Achille Totaro.
Altro che "vittoria storica" e "risultato bellissimo" vantati dal nuovo inquilino di Palazzo Vecchio Nardella. A suo dire "il risultato è un giudizio positivo su questi cinque anni di governo e anche sulla forza del progetto per i prossimi cinque", un giudizio falsato dal fatto che ha volutamente ignorato la notevole crescita dell'astensionismo e la sua connotazione di voto di protesta e sfiducia. Sul renziano rampante Nardella ha puntato la grande borghesia e persino la nobiltà fiorentina, come si vede dal ridimensionamento dei suoi tradizionali partiti di riferimento. Le masse popolari fiorentine se vogliono farsi valere e difendere e conquistare i propri diritti devono sviluppare nelle piazze un'opposizione di classe attiva, cosciente e senza tregua contro il neopodestà renziano Nardella e la sua giunta antipopolare e nemica dei lavoratori. Non c'è altra via chela lotta di classe. Solo il socialismo può cambiare Firenze e l'Italia, abbattere il capitalismo e la dittatura borghese e dare il potere al proletariato.





18 giugno 2014